Quarto dei Mille: mare, arte, storia e curiosità


Quarto dei Mille: mare, arte, storia e curiosità

Un assaggio dei lavori artistici realizzati: video

Breve storia di Quarto  (Minutoli Ruta)


Quarto è un quartiere residenziale del Levante di Genova, affacciato sul mare e compreso tra i quartieri Sturla e Quinto. Fino al 1861, anno dell'Unità di Italia, si chiamava Quarto al mare perché sulla cartina geografica dei Romani era collocato sulla via Aurelia, a quattro miglia dalla città; Quarto infatti  si trova ancora adesso lontana quattro miglia circa dal centro storico di Genova. Il nome poi fu sostituito in onore alla spedizione dei mille (Quarto dei Mille).
Un tempo comune indipendente, nel 1926 fu aggregato alla grande Genova.
Quarto era diviso in due parrocchie, la prima di S.Giovanni e la seconda di Santa Maria Assunta della Castagna, il limite delle due parrocchie era rappresentato dalle rive del torrente che tuttora attraversa la spiaggia di Priaruggia.
Ai primi del Novecento, la zona era ricca di terreni coltivati con frutta, viti e fiori, e di ville dove i Signori di Genova andavano in vacanza; il  nome di Priaruggia infatti deriva dalla tipica pietra rossa che si trova nelle sue vaste spiagge.
Quarto oggi fa parte del Municipio di Levante con una popolazione di 8214 abitanti.
Quarto dei Mille è sede dell'ospedale Gaslini conosciuto in tutta Europa per la sua efficacia, dell'istituto Italiano di Tecnologia e del museo Garibaldino.
Vi hanno sede anche spiagge molto frequentate durante la stagione estiva che portano molto turismo a Genova.

Il monumento di Quarto, la sua storia, il discorso di D’Annunzio 

(Oriotti L. Briata)


Fino al 1911 quest’area era denominata "Quarto al Mare", poi il nome venne sostituito con "Quarto dei Mille" in onore dell'impresa garibaldina che partì dal famoso scoglio nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860. Sul capo antistante fu eretto nel 1915 il monumento che ricorda la spedizione, opera dello scultore Eugenio Baroni. Questo gruppo scultoreo venne inaugurato il 5 maggio dello stesso anno e fu Gabriele D'Annunzio a tenere il discorso commemorativo.
Si dice che quel monumento sullo scoglio di Quarto a Garibaldi e ai Mille non abbia mai portato fortuna a nessuno, a cominciare dal suo artefice. Il giovane scultore pugliese Eugenio Baroni, mentre si apprestava a dare forma al monumento che gli è stato commissionato dal Comune di Genova, si ammalò, così il gruppo scultoreo venne ultimato in ritardo rispetto al cinquantesimo anniversario dell’impresa dei Mille. 
Il Monumento ai Mille di Quarto è un esempio emblematico di come alcune opere d’arte nel corso della loro vita “pubblica” assumano un’identità diversa che viene a sovrapporsi all’immagine che l’artista propone. La sua storia ha inizio con un bozzetto eseguito tra il 1909 ed il 1910 e presentato dall’artista ad un Concorso nazionale bandito allo scopo di celebrare il cinquantesimo anniversario della partenza della spedizione dei volontari garibaldini. 

Ma fin dall’inizio il monumento ai Mille di Eugenio Baroni, sia per gli aspetti artistici e storici, sia per le vicende amministrative e politiche che ne hanno caratterizzato la genesi e la successiva realizzazione, non può essere definito un fatto locale.  Nato grazie a fondi recuperati attraverso una sottoscrizione nazionale, che coinvolse quasi tutti i Comuni Italiani e con finanziamenti erogati direttamente dallo Stato, da trasposizione simbolista del mito risorgimentale per eccellenza, venne ben presto a trovarsi al centro dell’acceso dibattito interventista, che si sviluppò nel nostro paese a partire dal 1914, che contribuì alla trasformazione del manufatto artistico in un simbolo dell’interventismo nazionalista.
Questa trasformazione fu accelerata e resa evidente proprio a partire dai festeggiamenti per l’inaugurazione - che avvenne infatti il 5 maggio 1915, a meno di venti giorni dall’entrata in guerra dell’Italia -, organizzati in termini di propaganda politica e incentrati intorno al discorso di Gabriele D’Annunzio, tutto teso a sottolineare l’ineluttabilità dell’intervento. Il festeggiamento, coordinato dall'allora sindaco di Genova Emilio Massone in via V Maggio, ebbe luogo poco distante dal luogo da cui partirono i Mille.
Per tale occasione D'Annunzio rientrò in Italia e davanti ad una folla immensa pronunciò un’“Orazione per la sagra dei Mille”: altisonante incitamento alla guerra che ebbe una vasta eco sia in Italia che in Francia.
Malgrado l'assenza del Sovrano "presente in spirito" e del Governo, la cerimonia di Quarto fu grandiosa. Su un mare di teste e di bandiere, il telegramma del Re fu letto dal sindaco.
Lo stesso giorno, nel clima generale di esaltazione patriottica che pervadeva la città, all’ultimo piano di Palazzo Bianco fu inaugurato il primo nucleo del Museo del Risorgimento; nato in ritardo rispetto ad analoghe istituzioni museali di grandi città (Milano, Bologna, Torino), ordinato da Achille Neri presentava le testimonianze della storia genovese e nazionale, dalla rivolta antiaustriaca di Genova nel 1746 all’Unità d’Italia. A contorno i festeggiamenti prevedevano l’illuminazione dei palazzi pubblici e dei monumenti, cortei, l’esibizione delle bande musicali nei diversi quartieri della città, cori che cantavano l’Inno di Garibaldi, oltre al conio di una medaglia commemorativa, alla stampa di un manifesto e di cartoline celebrative e dell’invito all’inaugurazione. Poche le prese di distanza, ancor meno le voci di esplicito dissenso.
All’indomani della manifestazione del 5 maggio 1915, il monumento e le vicende che lo hanno visto protagonista saranno richiamate ed enfatizzate a fini propagandistici ed educativi, in particolar modo dal regime fascista alla vigilia del secondo conflitto mondiale.
Con l'approssimarsi delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità d'Italia, l'area che ospita il monumento è stata sottoposto a un massiccio restyling nell'ambito del progetto I Luoghi della memoria.

Anche i terrazzamenti che dividono il monumento dal mare sono stati sottoposti a restauro. Il primo slargo scendendo dalla strada si presenta ora con un'ampia aiuola che occupa tutta la parte est dello spazio.


La spedizione dei Mille e il Museo garibaldino (Del Bono, Guidi)


Quarto dei Mille è oggi un quartiere di Genova, facente parte del Municipio IX Levante, ma all’epoca non faceva parte della città (è rimasto Comune indipendente fino al 1926). Da questa località partì, nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, la spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi e diretta alla volta di Marsala.
La zona era abitata da contadini e pescatori ed era sede di palazzi di villeggiatura. Si scelse di partire da lì perché la zona era sufficientemente appartata e c’era abbastanza spazio per ormeggiare due piroscafi (il «Piemonte» e il «Lombardo») su cui dovevano imbarcarsi i volontari. Non era infatti possibile partire dal porto di Genova, perché quella dei Mille non era una spedizione militare ufficiale e quindi non si potevano «armare» due navi sotto gli occhi delle autorità.
Naturalmente non si trattò di un’operazione «clandestina». Il Regno di Sardegna sapeva benissimo che Garibaldi stava preparando l’impresa per la Sicilia. Non poteva darne ufficialmente l’avvallo perché così avrebbe dovuto dichiarare guerra al Regno delle due Sicilie e in quel momento – militarmente e politicamente – non era possibile. Si può però dire che la spedizione dei Mille ebbe da Cavour il tacito consenso.
Nella zona antistante lo scoglio da dove era partito Garibaldi venne eretto nel 1915 il monumento che ricorda la spedizione, opera dello scultore Eugenio Baroni. Questo gruppo scultoreo fu inaugurato il 5 maggio dello stesso anno da Gabriele D'Annunzio che tenne il discorso commemorativo Egli citò il garibaldino Giuseppe Cesare Abba: “Si dice che un giorno a Quarto sorgerà un monumento con su tutti i nomi dei Mille incisi nel marmo. Sarà cosa che onorerà la patria …”. Quel giorno è arrivato il 14 settembre 2010, quando è stato inaugurato il nuovo memoriale dei Mille a Quarto con la lastra di 30 metri in acciaio che riporta tutti i nomi (caratteri in lettere a rilievo) dei 1089 volontari che sbarcarono a Marsala 150 anni fa..

La spedizione dei Mille è un episodio del risorgimento; fu scelto quel momento per la spedizione perché in Sicilia c’era molto fermento: dall’inizio di aprile si susseguivano manifestazioni e moti insurrezionali e Garibaldi, sollecitato dai patrioti siciliani (in particolare Rosolino Pilo e Francesco Crispi), ritenne possibile tentare una prova di forza contro i Borboni.
Esattamente i volontari che partirono con Garibaldi erano 1162, ma non tutti arrivarono a destinazione. Quando a Talamone (tappa necessaria per imbarcare altre armi e munizioni) Garibaldi dichiarò che si andava a combattere «per l’Italia e Vittorio Emanuele», una settantina di mazziniani e repubblicani preferirono sbarcare (tentando poi un’operazione militare – fallita – nelle terre pontificie). In Sicilia arrivano «solo» in 1089.
I Mille volontari socialmente rappresentavano la parte più moderna della società, quella più proiettata verso il futuro Novecento: intellettuali, professionisti, insegnanti, operai, artigiani. Quasi assenti i contadini, che pure erano allora la parte preponderante della popolazione italiana. Venivano prevalentemente dalla Lombardia (435 e fra loro ben 180 erano bergamaschi); dal Veneto (151) e dalla Liguria (160 in stragrande maggioranza genovesi). C’erano poi 20 friulani, un’ottantina di toscani (molti i livornesi). Quaranta emiliani e 30 delle altre regioni centrali. Dal Sud ne venivano meno di un centinaio e di questi 45 erano siciliani. Pochi piemontesi (30) perché quasi tutti i patrioti erano inquadrati nell’esercito regolare. Molti avevano combattuto con Garibaldi durante la Seconda guerra di indipendenza. C’erano patrioti che tornavano dall’esilio; c’era chi era stato in prima fila nei moti del 1848, come Agostino Bertani, protagonista delle Cinque giornate di Milano; e giovani poco più che ventenni. Una sola donna, Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi. E un bambino, Giuseppe Marchetti, 11 anni, che il padre aveva deciso di portare con sé. C’erano anche personaggi diventati noti: due scrittori: Giuseppe Cesare Abba, che proprio sulla spedizione scrisse il memoriale «Da Quarto al Volturno», e Ippolito Nievo, che trasferirà alcuni dei suoi ricordi garibaldini nel suo capolavoro «Le confessioni di un ottuagenario»; uomini politici come Francesco Crispi, che divenne nel 1887 primo ministro del Regno d’Italia, militari come Nino Bixio, il figlio di Garibaldi, Menotti, e suo genero Stefano Canzio.

La preparazione della spedizione. Chi fornì le navi? Chi finanziò l’impresa?

Il 4 maggio, veniva stipulato a Torino un contratto con il quale il Regno di Sardegna acquistava "in via temporanea" dall'armatore genovese Raffaele Rubattino due vapori, piroscafi, particolarmente moderni e veloci per l’epoca, il “Piemonte” e il “Lombardo”, facendone beneficiario Giuseppe Garibaldi (rappresentato nella circostanza da un suo uomo di fiducia, Giacomo Medici), mentre garanti del debito si costituivano il re sabaudo e il suo primo ministro.
La sera del 5 maggio, sorvegliata dalle autorità piemontesi, la spedizione salpò dallo scoglio di Quarto, simulando, come da accordi, il furto delle due navi dal porto di Genova, dove si trovavano ormeggiate. La cosa potrebbe sembrare piuttosto bizzarra, in effetti rubare una nave non è proprio come rubare, una borsa... per giunta imbarcazioni a vapore, che di certo non partono girando la chiave nel quadro dei comandi, ma necessitano di tempi sicuramente più lunghi. Il fatto è che quelle due navi dovevano essere rubate, e a questo scopo si erano accordati tutti quanti: i marinai, le guardie del molo, i proprietari e, ovviamente, i ladri. Questo perché con quelle navi si sarebbe dovuta compiere una spedizione che minacciava di innervosire notevolmente gli austriaci, che a loro volta avrebbero potuto rifarsi sulla società Rubattino, meglio quindi inscenare un furto.
 Armi e soldi Garibaldi aveva poi cominciato a raccoglierli dalla fine del 1859 con la «Sottoscrizione nazionale “per un milione di fucili”», a cui avevano aderito migliaia di persone convinte dall’idea di un’Italia unita, e più libera e moderna.

L’armatore Rubattino, simpatizzante liberale, ebbe inoltre un importante tornaconto dall’impresa: infatti, già in ottimi rapporti con il Regno di  Sardegna, che nel 1853 gli aveva concesso di coprire la tratta marittima Genova-Sardegna (fino ad allora riservata a imbarcazioni militari), conservò una relazione privilegiata con il regno d’Italia, che gli concedette prestiti senza interessi per nuove imbarcazioni e varie sovvenzioni, che gli consentiranno di inaugurare nuova linee di collegamento con il canale di Suez e l’India.

Il ruolo di Camillo Benso, conte di Cavour
Cavour riteneva rischiosa l'idea di una spedizione che considerava dannosa per i rapporti con la Francia perché sospettava che l'obiettivo di Garibaldi fosse Roma. Il conte, pertanto, decise di assumere un atteggiamento attendista ed osservare l'evolversi degli avvenimenti, in modo da poter profittare di eventuali sviluppi favorevoli al Piemonte: solo quando le probabilità di un esito positivo della spedizione appariranno considerevoli, Cavour appoggerà l’iniziativa.

Il Museo Garibaldino a Ville Spinola

A Quarto presso Villa Spinola abbiamo visitato il museo garibaldino, le cui foto sono visibili nel video. Moltissime le cose interessanti: tra cui cimeli della I e II guerra mondiale, come elmetti e fucili, banconote dell’epoca, stampe di battaglie garibaldine, svariati ritratti di Garibaldi, Anita, Cavour, e personaggi storici famosi, divise originali di ufficiali garibaldini con fucili, baionette, pistole, proiettili, palle di cannoni, la tromba per “lanciare” le truppe all’assalto, inventari con le armi in dotazione a ciascun soldato, svariate stampe dell’epoca con raffigurate le navi usate per la spedizione, le stampelle di Garibaldi utilizzate dopo il suo ferimento, il famosissimo telegramma “ubbidisco” e molti molti altri interessanti documenti.



I mezzi di trasporto a Quarto: carrozze, tram e ferrovia

(Amato, Bilamour, Guidi, Del Bono)

Il servizio pubblico cittadino iniziò nel 1841 ed era effettuato con carrozze trainate da cavalli:
- per il servizio extra urbano erano trainate da cavalli neri;
- per quello urbano da cavalli bianchi.

I primi tram elettrici si ebbero nel 1898 e … già nel 1919 il comune di Quarto discuteva dei disservizi del tram !














Anche i biglietti sono di un periodo più recente. Sicuramente anche allora venivano venduti in vettura ed erano “a tratte” e con tariffe differenziate a seconda dei giorni e delle ore di utilizzo.
Alcune strade, che prima non esistevano, erano state tracciate appositamente per farvi passare il tram, ma la vera rivoluzione avviene alla mezzanotte del 31 agosto 1924: a Genova (Quarto) tutti i veicoli, anche i tram, cambiano mano e iniziano a circolare tenendo la destra come adesso. Infatti da quasi due anni era nato il Fascismo e si vede che era d’obbligo andare a destra anche per la strada. I carri trainati dai cavalli condotti sullo spazio riservato alle rotaie, i placidi pedoni che attraversavano pericolosamente la strada potevano costituire davvero un serio pericolo per quei carrozzoni elettrici che salivano e scendevano ad una velocità notevole per l’epoca. La stazione ferroviaria di Quarto, oltre che per il traffico passeggeri era importante come scalo merci di levante.La prima stazione era una grossa baracca di legno scuro e fu ultimata alla fine degli anni 30.


La stazione di Genova Quarto è una stazione ferroviaria posta sulla linea Genova–Pisa fra la stazione di Genova Quinto e la stazione di Genova Sturla. La stazione di Quarto dei Mille deve la sua intitolazione alla spedizione di Giuseppe Garibaldi.
All'interno dei locali, sulla parete est dell’atrio, oggi trasformato in sede di un ufficio postale, Garibaldi coi Mille e la loro spedizione sono ricordati in un grande pannello di piastrelle di ceramica colorata, realizzato nel 1941 dalla famosa manifattura albisolese di Giuseppe Mazzotti, firmato da Tullio d’Albisola e da Romeo Bevilacqua.





Le imbarcazioni: gozzi, lancette, il giormax e altre “invenzioni” curiose. (Ferlazzo Schoen)


Il GIORMAX nacque a Priaruggia da un’idea di GIORgio Audizio e MAX Ziravello (che da loro prese il nome) e consisteva in uno scafo a fondo piatto, a spigolo, rettangolare; dicono che un idrovolante avesse perso uno "scarpone" e che fosse spiaggiato a Priaruggia, dove i due giovani amici lo utilizzarono per prendere le onde, quindi lo trasformarono mettendovi un albero e la vela; per deriva la targa del tram che faceva capolinea a Priaruggia… ma questa è già leggenda!

Negli anni 50/60 un pescatore di Priaruggia, Edoardo Piai, modificò la sua lancia predisponendo sul fondo della stessa un‘apertura dotata di cristallo fissata con il catrame. Sarebbe servita per avvistare i polpi ma quando si ritornava in spiaggia il vetro si rovinava o si rompeva. Nel tempo provarono a migliorare la tecnica ma senza successo, così il progetto fu abbandonato.

In seguito un certo Giorgio, di mestiere infermiere, usò un gozzo da regata e lo dotò  di motore. Ci mise anche una torretta e due alettoni per evitarne il ribaltamento e renderlo più stabile. Dopo vari tentativi i proprietario però tornava sempre a casa a nuoto (!!) per questo il progetto fu abbandonato.  
Il gozzo è una barca da pesca che ha le sue origini nella tradizione marinara italiana. E’ tipico  della Liguria e della Campania, ma se ne trovano anche in Sicilia, sulla costa toscana, etc. comunque nel Mar Tirreno.
Il gozzo era originariamente costruito completamente in legno, ma negli ultimi tempi si è assistito alla diffusione di costruzioni in vetroresina, che rispetto al legno offre una maggior leggerezza, facilità di lavorazione ed un costo inferiore.

La lancetta ligure è agile, leggera, fantastica per ogni tipo di pesca costiera: il bolentino, la trainetta, il palamito, i natelli, e tante altre ancora. Meno adatta ad affascinare le fanciulle, tutto sommato più suscettibili al rombo dei motori o all'impressione dei grandi armi o alla possanza dei gozzi.

Eppure Rosetta, la prima lancetta costruita in Associazione, è l'omaggio ad una fanciulla.

Derive
A Priaruggia ci sono anche tantissime barche a vela, esiste infatti l'UNIONE SPORTIVA QUARTO  che organizza corsi di vela per adulti e per ragazzi; per le lezioni si comincia con l'Optimist e poi si va avanti con l'Equipe, il  420, il tridente e inoltre c'e anche la barca per fare le lezioni tutti insieme.

Optimist:
Il disegno dell'imbarcazione è molto semplice; l'Optimist è essenzialmente una scatola in vetroresina con una mastra rinforzata per il sostegno dell'albero chiamata "panchetta". Originariamente progettato nel 1947 da Clark Mills, l'Optimist per  il suo aspetto pittoresco ha il  soprannome di "vasca da bagno". (!!)
L'Optimist è particolarmente adatto per principianti o velisti con età compresa tra i 6 e i 13 anni, e peso inferiore ai 55 kg.


Le vie di Quarto  (A. Pozzo)

I nomi delle vie di Quarto sono ispirate ai Garibaldini ed alle loro imprese; ma alcune di loro traggono spunto anche dalle famiglie nobili che abitavano in zona  o ancora  derivano da toponimi come ad esempio: Via Pianelletti (trae origine dalla tipologia piana del terreno), Via Funtanin e Via Fontana di Tupoli (traggono origine dalle fontane ivi esistenti), Via Superiore ed Inferiore Costa d’Orecchia (il nome “Costa” significa cresta di monte spesso ricalcata da mulattiere.

VIA  CANDIDO AUGUSTO VECCHI
Candido Augusto Vecchi nacque a Fermo nel 1813 e morì ad Ascoli nel 1869. Fu un grande amico di Garibaldi e lo ospitò nella sua Villa Spinola di Quarto, dove Garibaldi pose il quartier generale.  Aiutò la spedizione dei Mille fornendo denaro, armi e suppellettili ed a Milano e a Volturno il 7 settembre 1860 fu aiutante in campo di Garibaldi. Scrittore e storico fu anche deputato per due legislature dal 1861 al 1865 e dal 1865 al 1867.

VIA FRANCESCO NULLO
Francesco Nullo nacque a Bergamo il 1826 e morì a Krzykawka in  Polonia il 1863. Fu Patriota garibaldino e nel 1848, durante le Cinque giornate, combatté a Milano insieme con due Suoi fratelli, poi nel 1849 corse alla difesa della Repubblica Romana.  Nel 1840 partecipò all’impresa dei Mille.
La spedizione dei Mille lo vide protagonista di atti di valore, tanto che fu lui a piantare il primo tricolore a Palermo il 27 maggio 1860. In seguito partecipò all’insurrezione dei polacchi contro i russi

VIA GIOVANNI ACERBI
Giovanni Acerbi è stato un militare, patriota e politico italiano, nacque a Castel Goffredo nel 1825 e morì a Firenze nel 1869.
Era nipote dell'esploratore Giuseppe Acerbi.
Mazziniano partecipò alle Cinque Giornate di Milano nel 1848, partecipò alla difesa di Venezia (1848-1849). A Genova collaborò con Mazzini alla preparazione del tentativo d’insurrezione milanese del 1853. Nel 1859 partecipò alla guerra d’indipendenza capitanato da Giuseppe Garibaldi. Nel 1860 fu uno dei Mille e assunse le funzioni d'Intendente generale della spedizione garibaldina; tale incarico gli venne rinnovato anche in occasione della Terza guerra di indipendenza italiana (1866), a cui partecipò sempre a fianco di Garibaldi come comandante di una colonia di volontari italiani e nella spedizione nell’agro romano occupò Viterbo proclamandovi la dittatura garibaldina.

PIAZZA EGISTO SIVELLI

Giovanni Battista Egisto Sivelli  nacque a Genova il 22 novembre 1843 e morì a Genova il 1934 è stato un militare italiano.  Di professione negoziante scappò di casa di nascosto e prese parte con Garibaldi alla spedizione dei Mille, combatté a Milazzo e sul Volturno contro i borbonici, quando Garibaldi si ritirò a Caprera il Sivelli tornò a Genova. Poi prese parte alla Terza Guerra d’Indipendenza. Fu presente con i pochi garibaldini viventi all'inaugurazione del monumento allo Scoglio dei Mille a Quaro dei Mille. A  Egisto Sivelli è stato dedicato il piazzale della stazione di Genova Quarto visibile a fianco in una vecchia cartolina.


VIA FRANCESCO CRISPI
Francesco Crispi  nacque a Ribera nel 1818 e morì a Napoli nel 1901, è stato un patriota, politico italiano. Dal 1887 fu al Governo prima come Ministro agli Interni poi come Presidente del Consiglio ed infine Ministro degli Esteri.. Nel 1859 si recò in Sicilia per rendersi conto della situazione e preparare l’insurrezione e nell’anno successivo ebbe parte decisiva nell’indurre Garibaldi alla spedizione dei Mille, di essa fu principale mente politica esercitando la funzione di Segretario di Stato di Garibaldi.
  
VIA LUIGI SARTORIO
Sartorio Luigi nacque a Genova Pra nel 1830 e morì in battaglia a Calatafimi il 15 maggio 1860 nel primo aspro scontro tra garibaldini e borbonici.


VIA STEFANO TURR
István Türr, più conosciuto come Stefano Turr nacque a Baia Ungheria il 1824 e morì a Budapest il 1908, è stato un militare e politico ungherese Noto in Italia per la grande parte avuta nella campagna dei Cacciatori delle Alpi e nella spedizione dei Mille. Arruolato nell'esercito austriaco a Milano, divenne tenente in un reggimento di granatieri ungheresi, con il quale, nel 1848 partecipò alla prima fase della prima guerra d’indipendenza. Nel 1849 disertò e con Mazzini e Kossuth  preparò una cospirazione antiaustriaca. Arrestato ed espulso dall’Italia soggiornò a Tunisi e in Inghilterra, e partecipò alla guerra di Crimea, Tornando in Italia combattè nel 1859 con i Garibaldini e nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille.

VIA GIUSEPPE BANDI

Giuseppe Bandi nacque a Gavorrano in provincia di Grosseto nel 1834 e morì a Livorno nel 1894. Fu patriota e scrittore. Mazziniano, nel 1857 fu arrestato per il moto di Livorno e successivamente condannato ad un anno di carcere. Seguì Garibaldi nella spedizione in Sicilia, fu ferito nella battaglia di Calatafimi e si distinse in quella di Milazzo. Nel 1866 combatté a Custoza, ma pochi anni dopo fu espulso dall’esercito per indisciplina. Da allora si dedicò al giornalismo rivelando qualità di brillante polemista. Fu assassinato da un anarchico. Infatti appoggiò la sinistra ma avversò il socialismo e l’anarchismo.


VIA AUGUSTO ELIA
Augusto Elia nacque ad Ancona il 4 settembre del 1829 e morì a Roma il 9 febbraio del 1919, è stato un militare politico italiano. Patriota, partecipò alla spedizione dei Mille durante il risorgimento italiano. Fu figlio di Antonio Elia, fucilato dagli austriaci nel 1849  durante la prima guerra di indipendenza italiana, a cui anche Augusto prese parte, cercando di difendere la città di Ancona. Nel 1859  combatté accanto a Giuseppe Garibaldi nella spedizione dei Mille. In particolare, a Calatafimi,  con un eroico gesto salvò la vita al generale Garibaldi, riportando un grave ferita al volto.

VIA IPPOLITO NIEVO
Ippolito Nievo, nacque a Padova nel 1831 e morì nel 1861. Fu scrittore e patriota. Si laureò a Padova, partecipò ai moti del 1848-1849 e diventò mazziniano. Partecipò anche alla spedizione dei Mille e morì in un naufragio di ritorno dalla Sicilia. I temi delle sue esperienze letterarie confluiscono nella sua opera maggiore “Confessioni di un Italiano” pubblicata postuma nel 1867 con il titolo “ Confessioni di un ottuagenario”.

VIA SIMONE SCHIAFFINO
Schiaffino Simone nacque a Camogli nel 1835 e morì nel 1860. Fu il portabandiera dei Mille. Capitano di mare nel 1860, si imbarcò con Garibaldi per Marsala. A Calatafimi ricevette da Nino Bixio il Bandierone dei Mille, il regalo delle donne di Valaparisio, ricamato in oro sul bianco del tricolore. Simone Schiaffino morì abbattuto da una fucilata e la bandiera finì nelle mani del nemico.

Creuze  




A Genova ancora adesso nelle zone di Quarto e Priaruggia ci sono tante  creuze cioè piccole stradine o sentieri che si trovano all'interno dei quartieri. In esse è ancora possibile vedere i segni dei carri trainati dai buoi o dai cavalli che passavano di lì così tante volte da levigare il muro con le ruote; ora questi sentieri non sono più usati perché le macchine non passano e si possono percorrere soltanto a  piedi.

Una delle caratteristiche di queste vie è quella di essere delimitate da muretti che terminano con cocci di bottiglia, per scoraggiare eventuali ladri che avessero voluto scavalcare. Oggi questa tecnica è stata vietata.
Lungo le creuze sono visibili talvolta dei lavatoi o trogoli, dove le donne si recavano per lavare i panni.




Le ville di Quarto  (Marzulli Valdi)

Villa Quartara



Edificata nel quattordicesimo secolo, aveva il nome di villa Spinola: si trova dirimpetto alla chiesa di S.Maria della Castagna.
Nel XVI secolo venne ricostruita con la torretta cinquecentesca. Divenne Villa Doria nel diciottesimo secolo quando subì ancora alcune trasformazioni.
Ospitò Papa Pio VII di passaggio nella via del suo obbligato esilio in epoca Napoleonica.
Infine all’inizio del diciannovesimo secolo fu acquistata da Emanuele Quartara, all’epoca sindaco di Genova .
Con la nuova proprietà l’edificio tardo rinascimentale venne aumentato di una grande ala in stile liberty; in essa vennero eseguiti affreschi dal pittore Luigi Margari.
Verso la fine della seconda guerra mondiale, la villa fu sede del comando di occupazione militare tedesca.
Il suo parco si estende dalla via antica Romana al mare. La parte del parco della villa storica fu donata dagli eredi Quartara ai Benedettini che diressero la parrocchia di S.Maria della Castagna dopo la fondazione della nuova parrocchia di S.Giuseppe per la zona di Priaruggia.
                          



Villa Carrara
                                                
Villa Carrara è un ampio complesso formato da varie ville e unità risalenti a secoli differenti, poste in un ampio parco che oggi si estende da Corso Europa fino al mare (via V Maggio). Anche le entrate del parco sono più d’una.

La Villa più importante risale al XVII secolo, mentre sul mare si affaccia una villa a castelluccio in stile neogotico  costruita all'inizio del XX secolo.

Villa Gervasoni

Villa Gervasoni, in Via Romana della Castagna è composta fin dalle origini di due corpi di fabbrica simmetrici separati dall’antico accesso a Castel Perasso, con un tratto di mura risalenti al 1200.
La villa con i ruderi di Castel Perasso ed il fondo noto come Uliveto Murato facevano parte della proprietà di Giovanni Battista Priaruggia. Alla morte del Priaruggia la vedova cedette questi beni all’Abate Gervasoni, ai Burlando e ai Boero.
Si tratta di una villa nobiliare di villeggiatura.

La vicenda dei Mille coinvolse la famiglia e la casa. Con la pittrice Federica Gervasoni, che sposò il pittore Bartolomeo Giuliano, la casa passò  ai Giuliano, e poi, ancora per linea femminile, ai Frugatta.

Giuseppe Frugatta era pianista e compositore e collaborò con Giacomo Puccini nella riduzione pianistica del suo capriccio sinfonico per orchestra. Puccini stesso era di casa ed utilizzò i pianoforti che vi si trovavano. In facciata permane una pregevolissima statua di S. Giovanni Battista già citata nei documenti del 700.
All’interno, ma con un proprio ingresso sulla via Romana, c’è una cappella di dimensioni ragguardevoli, con un altare barocco a stucco e volte a vela dipinte. Anche gli ambienti interni sono articolati secondo gli schemi di una villa nobiliare, con volte decorate, con una seconda scala che congiunge le cucine al piano nobile.
L’uliveto Murato è un sito di grande interesse storico e ambientale che si spera possa essere presto restaurato.

Altre ville nel quartiere di Quarto dei Mille

Villa Spinola alla Castagna, situata dirimpetto a villa Quartara, risale al XVII secolo. In essa si installò al principio del Novecento la filanda Ardizzone, poi trasferitasi in un edificio appositamente realizzato in via Priaruggia; la villa fu nel secondo dopoguerra adibita a rifugio per gli sfollati e, dopo un lungo periodo di degrado ed abbandono, è stata recentemente ristrutturata. Il parco, oggetto di un’intensa lottizzazione edilizia, è molto ridotto di dimensioni. La villa, che versava in condizioni di estremo degrado, negli anni novanta è stata ripristinata con la completa ricostruzione del tetto, su progetto dell'architetto Piero Gambacciani .

Villa Coppedè, villa a castelluccio con torretta, fu progettata dall'architetto Gino Coppedè (1866 - 1927) che vi abitò per un certo periodo. Presenta una torretta del tipo inaugurato dall'architetto fiorentino per il castello Mackenzie. Si trova in via Rossetti nella zona di Priaruggia.

Villa Paganini, confinante con Villa Quartara, venne acquistata dal barone Ciro Achille Paganini, figlio del violinista Nicolò Paganini .

Antica osteria del Bai  (Murru, Oliveri, Bocchi)

 

Il locale è ricavato da un antico fortilizio antisaraceno del ‘400. Questa antica osteria dove sostarono Garibaldi e Papa Pio VII è uno dei più antichi locali d’Italia.
Nel 1860  i patrioti Nino Bixio e Francesco Crispi invocarono l’aiuto di Garibaldi per liberare il popolo siciliano dl governo borbonico.
Nacque così la spedizione dei mille, alla quale si iscrissero volontari di ogni condizione ed età per partire all’alba del 6 maggio 1860 dallo scoglio di quarto a Genova.
La sera prima Garibaldi sostò presso l’Antica Osteria del Bai a Quarto,l’antico fortino sovrastante lo scoglio, e qui si ristorò preparandosi alla partenza.

Il nome “Bai” è stato  il soprannome del proprietario. Fino a non molto tempo fa sul tetto dell’osteria c’erano dei pini nani. Nell’antichità non c’erano molte televisioni, all’incirca una per quartiere quindi molti andavano all’osteria del Bai anche per guardare la televisione, inoltre l’osteria del Bai era anche un punto di ritrovo per i cacciatori.

Oggi  è stato trasformato dai proprietari Gianni e Renata Malagoli in un elegante e raffinato ambiente di impronta marinara con una splendida vista sul mare.

La cucina: Ripropone le vecchie ricette regionali ed i piatti consolidati della gastronomia internazionale ma anche una serie di nuove ed ispirate elaborazioni.
I piatti
Filetti di triglie con crema e patate affumicate
Gamberoni a vapore con zuppa di pomodoro crudo e aceto balsamico.
Lasagnette al basilico con crostacei e pesto leggero.
Gnocchi morbidi di borage su crema di astice e porri fritti .
Filetti di pesce in varie cotture tra cui: filetto di branzino con scampi brasati e salsa d’oliva speziata .
Seppie di Zemin.
Scampi al pomodoro piccante e dragoncello.
Fichi al rosto con gelato al caramello.
Zuppa di frutti rossi con gelato di cannella e salsa di lamponi.
Vini: ampia scelta regionale, nazionale e francese.
L’osteria del Bai tiene anche un’ampia scelta di salami, prosciutti e formaggi.

Le Chiese

Chiesa di S. Giovanni Battista (Bia, Mazzarello)

La chiesa di San Giovanni Battista di Quarto sorse come succursale della pieve battesimale di San Siro di Nervi, di cui si hanno notizie nel 1040.
Gli antichi borghi che costituivano la parrocchia erano Piarugia, abitata in  maggioranza da pescatori, Ponte vecchio e Castagna, abitati invece da popolazioni rurali che si dedicavano alla coltura dell’ulivo, della vite e di orti.
In origine la chiesa di Quarto era dunque allineata sulla direttrice di quelle rivierasche di San Siro, San Pietro di Quinto, Santa Maria della Castagna, l’Annunziata di Sturla, sorta però nel 1434, essendo chiesa più antica l’attuale oratorio dei Santi Nazario e Celso da poco riscoperto e restaurato. San Gerolamo sorse in modo autonomo nel 1383, essendo stato fondato da Al fondo Pecha, confessore di Santa Brigida di Svezia e vescovo di Guadalajara, caduto ammalato a Quarto mentre accompagnava la Regina in pellegrinaggi a Roma. La posizione strategica in funzione viaria di queste chiese è testimoniata ancora oggi dall’antico percorso della via Romana di Quarto e dai resti di mulattiere-antiche strade del sale-dirette dalla costa al monte Fasce per scendere in val Bisagno.
La chiesa di San Giovanni Battista subì nel tempo molte modifiche. In origine aveva la forma delle pievi rurali del medioevo: la facciata a capanna, il rosone centrale, piccole finestre a strombo sui fianchi. Nel 1629 un incendio la devastò e il restauro ne alterò completamente le linee originarie: l’abside fu allungata, la facciata rifatta per un terzo e alzata oltre la cornice degli archetti pensili, il rosone fu sostituito da tre finestre. Altro restauro fu compiuto nel 1892. Non se ne conosce la consistenza, ma è probabile che risalga a quell’epoca il nuovo portale con l’immagine di San Giovanni Battista affrescata nella lunetta e la demolizione della fiancata a lato mare. I conci regolari in pietra furono probabilmente impiegati nella costruzione della casa canonica e del campanile. Si è conservata invece parte della muratura in conci calcarei e le strette monofore del fianco sinistro (oggi tamponate). L’architrave del portale è un calco di quello trasferito nel 1935 sulla facciata di San Gerolamo di Quarto, dov’era in origine. Vi sono incisi i nomi di San Gerolamo e di San Benedetto, raffigurati entro le volute laterali, mentre al centro si vedono i tre monti sormontati da ulivi, simbolo dei frati olivetani. L’epigrafe scolpita sotto gli stemmi nobiliari si riferisce al sepolcro di Caterina Spinola, moglie del defunto Annibale De Mari e dei loro eredi. Sulla facciata ci sono altri interessanti e antichi bassorilievi: a destra del portale è visibile quello dell’Annunciazione del primo quarto del secolo XV, ancora sulla destra della facciata, sopra gli archetti pensili si legge l’epigrafe della prima metà del 400 con la scritta “Terribilis es locus iste” la quale ammonisce il fedele a portare rispetto al luogo dove entra. Altre tre iscrizioni propiziatorie in carattere gotico si leggono sulla facciata della chiesa: la prima, sull’estrema destra del portale, porta la scritta elogiativa : “Haec Domus Domini firmiter bene fundata”, le altre, una all’estrema destra del portale, l’altra in alto a destra rispetto alla cornice di archetti pensili recano rispettivamente i testi: “Bene fondata est supra firmam petram,” e “Nova vetustate frons exornata”

L’interno della chiesa è a unica navata e completamente rinnovato in epoca barocca grazie al giuspatronato degli Spinola che a Quarto possedevano cinque ville, alcune delle quali ancora presenti sul territorio. All’interno sono conservati: la Statua della Madonna della Guardia di Giuseppe Antonio Canepa del 1918, quella di San Giovanni Battista dello stesso autore, l’affresco di Pietro Arzuffi (1936) nel coro raffigurante San Giovanni Battista che indica il Messia. Infine i due dipinti su tela del primo Novecento in stile floreale attribuiti al sampierdarena Carlo Orgero raffiguranti rispettivamente l’Assunta e la Madonna del Rosario. Testimonia l’antica origine della chiesa di Quarto l’oratorio di San Bartolomeo all’interno del quale si conserva la statua quattrocentesca di origine toscana del Titolare e la cassa professionale con la decollazione del Battista di Gerolamo del Canto (Sec. XVII)

Oratorio di Santo Cristo

Nei pressi della chiesa sorge l'Oratorio di San Giovanni Battista, detto anche del "Santo Cristo" per un'antica statua lignea di Cristo in croce, che vi è conservata (vedi figura). L'Oratorio è stato restaurato e riaperto al pubblico nel 1983, dopo che nel 1970, a seguito di lavori nella sottostante galleria dell'Autostrada A10 l'edificio era stato gravemente danneggiato e quindi dichiarato inagibile.
Molti dei dipinti con episodi della vita del Battista che si trovavano nell'Oratorio andarono dispersi durante l'occupazione austriaca del 1746 (Guerra di successione austriaca). Vi si possono ammirare "La Natività di San Giovanni Battista" di Gregorio De Ferrari e un grande quadro settecentesco che raffigura "San Giovanni che battezza Nostro Signore", di autore ignoto.
Il primo documento storico che nomini la chiesa risale, secondo il ns. Cambiaso, al 1184; secondo il Pastorino però la chiesa ha origine almeno nel secolo precedente;. La chiesa è già parrocchia nel 1311; i suoi registri cominciano con l'anno 1595.


Chiesa S. Maria Della Castagna (Paccagnella)



All’esterno la Chiesa si presenta con una facciata a capanna, un portale e un finestrone semicircolare su cui non sono molto visibili le tracce di affreschi architettonici che inquadravano il portale già decorato da finte colonne laterali e architrave.

Sulla facciata compare una decorazione in ferro battuto in cui si può notare un martello e una pinza che rappresenta la corporazione dei fabbri  attiva a Quarto. E’ anche possibile notare un’epigrafe con iscrizione latina, datata 1429, relativa al sepolcro di  famiglia di Giovanni Cassina.


La chiesa è detta anticamente di S. Maria di Quarto. Non si sa precisamente la data di costruzione ma risalirebbe all’incirca all’anno 1000.

Sia nel ‘600 che nel ‘900 ci furono dei rinnovamenti nell’architettura: fu ingrandita (1643), i pavimenti in marmo furono messi a nuovo (1900), fu realizzata la nuova orchestra (1911), prolungata e costruita una nuova abside (1925-1936) e fu abbellita con opere d’arte.
Il vecchio campanile fu ricostruito (1843) poiché nel 1835 un fulmine lo colpì, ma fu demolito nel 1855 e nuovamente ricostruito in Via Romana nel 1861.
Papa Pio VII vi fece visita il 13 Luglio 1809; queste fu una delle visite più importanti.
La chiesa è affidata ai Benedettini.
Il nome Castagna (XV secolo) deriva dalla famiglia Castagna la cui villa passò ai Quartara, i quali la trasformarono com’è attualmente.
Nei primi secoli doveva essere ad unica navata in conci di pietra, mantenne la struttura primitiva e si arricchì di altari e arredi di culto.
Vennero demoliti tre altari e alcuni furono ricostruiti in forme e dimensioni più idonee. L’altare maggiore venne ingrandito, il pulpito e il battistero abbattuti.
Il battistero fu ricostruito con vasca in marmo, furono imbiancate le pareti, costruito un sacrario dal lato dell’epistola dell’altare maggiore e le finestre riparate con stoffa bianca.
Dopo i miglioramenti interni, nella prima metà del ‘600 fu rinnovata anche l’architettura esterna e nel 1643 terminarono i lavori.

Per ingrandire la chiesa fu demolita la parete destra, fu ingrandita l’abside e alzate le volte. Della vecchia chiesa medioevale rimane un’unica colonna in pietra con capitello, situata nella navata sinistra che alcuni ritengono essere stata trasportata da Gerusalemme

Attualmente nell’interno della chiesa c’è una grande navata centrale, una profonda abside con ai lati due sagrestie, pilastri e due navatelle laterali.
All’interno della Chiesa, nella navata di destra si trova la pala giovanile di Luca Cambiaso, raffigurante i Santi Rocco, Erasmo, Sebastiano (1550).





Società sportive e di pesca (Andacs, Bocchi, Rosina)

Per lo svolgimento di questo progetto abbiamo potuto visitare due società sportive e di pesca e precisamente la Società “Pescatori Sportivi Priaruggia” e la Società sportiva “Cala dei Montani”, inoltre  è stato particolarmente interessante l’incontro che si è tenuto nella nostra classe con il Sig. Mario Rossi che ci ha spiegato quanto segue.
Innanzi tutto la cosa che accomuna tutte le società è il bisogno di unire persone che condividono le stesse passioni per raggiungere uno scopo.

Come nasce una società sportiva?
Una società nasce con un atto costitutivo: servono l’indirizzo della sede ed alcune persone disponibili, in particolare tre: il presidente della società, il segretario e il tesoriere; essi scrivono un verbale scegliendo il nome e firmando l’atto.
Le persone che fondano una società sono chiamate “fondatori della società”.
Fondata la società viene redatto lo statuto che è formato da vari articoli: l’assemblea dei soci è l’organo più importante, i revisori dei conti controllano se le decisioni dei probiviri sono corrette.
Le cariche sociali sono: il presidente, il segretario, il tesoriere e il direttore sportivo.
Ogni socio riceve la tessera della FIPSAS: Federazione Italiana Pescatori Sportiva  e Attività Subacquea. Un esempio di società sportiva di questo tipo, presente sul territorio, è la Società  Pescatori Sportivi Priaruggia.
Ogni società per farsi conoscere deve organizzare e partecipare a delle gare.

Le gare di pesca
Le gare regionali di solito sono tre, poi si fa una classifica e chi ha ottenuto più punti diventa campione sociale, è difficile che capiti, ma in caso di pareggio, si pesano e si contano i pesci. È vietato pescare dei pesci al di sotto di sette centimetri.
Ci sono diverse tipologie di gare di pesca: dalla barca si pesca con la canna e il bolentino, dagli scogli si pesca con la canna da lancio e con la canna fissa.
I pescatori professionisti pescano per lavoro con le reti o palamiti, cioè una canna a filo lungo, mentre i pescatori dilettanti possono pescare dagli scogli o dalla barca. La differenza tra pescatori professionisti e pescatori dilettanti è che i primi pescano per guadagnare e usano reti e nasse, mentre i secondi usano il bolentino e vari tipi di canna, inoltre i pescatori professionisti per andare a pescare devono avere nella barca a motore una sacca con dentro varie cose: venti metri di sepola, cioè una corda, una sassola, cioè una paletta con delle ali che, in caso d’entrata d’acqua nella barca si usa per buttarla fuori, un salvagente rigido, quattro giubbotti salvagente, due bombolette fumogene, che in caso d’aiuto emettono un fumo colorato per segnalare dove si trova la barca, una bandierina per segnalare la presenza di un subacqueo e un estintore per un’eventuale fusione del motore.

Esiste una canna a forma di penna molto grande: togliendo il tappo diventa una bellissima canna da pesca.


I corsi di vela
Inoltre alcune Società Sportive di Priaruggia organizzano anche attività collegate alla pratica della Vela, come ad esempio l’Unione Sportiva Quarto. Vi sono corsi per adulti, a partire dai 18 anni che  prevedono corsi di iniziazione o perfezionamento da svolgersi ciascuno nell'arco di 6  fine-settimana  consecutivi, per un totale di  6  lezioni. I corsi d’iniziazione rappresentano  il modo più efficace per imparare e praticare questo stupendo sport, acquisendo da subito una grande autonomia e sicurezza, mentre il successivo corso di perfezionamento  ha l'obiettivo di raffinare e migliorare l'abilità nella conduzione (uso trapezio e spinnaker) e gli aspetti tecnici.I corsi di vela per bambini e ragazzi di età tra 7 e 13 anni organizzati  dalla Scuola Vela di Quarto, riconosciuta dalla FIV, Federazione Italiana Vela,  prevedono una attività costantemente dedicata all'avviamento del gioco-sport  della vela con l'obiettivo di appassionarli e farli divertire. Infatti la struttura, posizionata direttamente in riva al mare dispone, per il loro accoglimento, di strutture moderne e  confortevoli con servizi privati, di un bar, di un ristorante e di una spiaggia. I corsi, che seguono le direttive ufficiali della Federazione Italiana Vela, si svolgono su derive tipo Optimist.


Un mare di curiosità (Bocchi, Oriotti Sofia)

Perché Quarto si chiama così?
La località deve il nome alla collocazione sulla Via Aurelia d’epoca romana. In particolare la chiesa di S. Giovanni Battista si trova a circa 6 km dalla Porta Soprana, che era la porta orientale della città antica, corrispondenti alle quattro miglia romane (m. 5924).
Quando ottenne il suo stemma il comune di Quarto al Mare?
Il 18 dicembre 1898 con Regio Decreto del 24 ottobre 1910 Re Vittorio Emanuele III concedette al Comune di Quarto di fregiarsi di un nuovo stemma, con la forma ed i colori richiesti dallo stesso comune.

Quali sono i confini di Quarto?
Sul mare: a levante, dove comincia il quartiere di Quinto; a ponente, subito prima dell'Istituto Gaslini.  Altezza C.so Europa: Quarto si estende dal torrente Sturla al Rio Bagnara. A nord sino al confine con Apparizione e Monte Fasce.


Che cosa accadde, tra l'altro, d'importante a Villa Carrara?
Il 26 aprile 1945 fu firmata la resa del Comando delle Forze Armate Germaniche del settore Villa Carrara - Cenacolo in nome del tenente Mezzore e dei rappresentanti del C.L.N. di Quarto tra cui l'avvocato De Bernardis, Bartolo Ugolini e Maurizio Daverio. Le truppe tedesche sfilarono quindi ordinatamente in Via Rossetti seguite da un autoveicolo su cui troneggiava il sottotenente Guido Gamba della S.A.P. Sciolla e giunsero in Piazza Nievo dove deposero le armi.

La sera del 24 aprile 1945 vi fu sottoscritta, dal tenente tedesco Englert e da Maurizio Daverio, la resa della III Compagnia Automezzi della marina tedesca; ciò avvenne poche ore prima che a San Fruttuoso, nella Villa Migone, il generale Meinhold sottoscrivesse l'atto di resa delle truppe tedesche alle forze armate del C.L.N. ligure.

Quanti sono gli abitanti di Quarto?
L'ultimo dato disponibile, quello del 2006, indica un totale di 22.582 residenti. Nel censimento del 2000 risultavano 32192 abitanti. Nel 1925 e cioè un anno prima dell'annessione a Genova, Quarto contava 9464 abitanti.

Ferragosto a Priaruggia

Albero della cuccagna
Era installato sul lato levante della spiaggia ed era cosparso d’abbondante “sego” (grasso che serviva a rendere scivoloso l’albero). Si doveva percorrere in piedi un percorso, poi strappare una bandiera posta alla sommità e chi vinceva riceveva un premio.

Corsa nei sacchi
Un gioco che si svolgeva in spiaggia: le persone entravano nei sacchi e percorrevano una pista saltando; vinceva il primo che arrivava al traguardo.

Gara dei gozzi
Le persone salivano su imbarcazioni e si sfidavano in gare lunghe almeno mezzo miglio.

Regata delle lance
Viene anche chiamata “MANIBUS PEDIBUSQUE” perché si svolgeva senza remi, con l’uso solo delle gambe e delle mani, ed era proibito usare qualsiasi attrezzo utile per vincere la regata.

Gare di nuoto e tuffi
La gara di nuoto si svolgeva in uno specchio d’acqua nella baia di Priaruggia a stile libero mentre la gara di tuffi si svolgeva dal trampolino sistemato sullo scoglio.

Divertimenti in acqua
I bagnanti sistemavano una boa con una scaletta, mettevano un’asta nel mezzo e i più spericolati si arrampicavano su quest’asta: chi arrivava in cima cominciava a farla oscillare per poi tuffarsi di testa o a soldatino in acqua.

Strane invenzioni
Negli anni 50/60 Renato Prati ideò un marchingegno che secondo i principi della fisica avrebbe consentito di camminare sull’acqua. Il prototipo era dotato di due parti di legno; la parte superiore faceva da supporto alla coppia di zoccoli di legno. Le prime pratiche furono disastrose.

Antica Villa Quartara

Nell’antica villa c’è una scuola americana, dove nella parte posteriore c’è un monumento funerario a forma d’angelo, che si trova sulla tomba di due parenti i quali si odiavano: per tale motivo, gli angeli che in origine erano due, si davano le spalle.

Villa Quartara
Un tempo Villa Quartara finiva in Corso Europa, però col tempo venne suddivisa.
Un personaggio importante di questa villa era il Marchese Quartara che era appassionato d’automobilismo e motociclismo: infatti si allenava nei vicoli facendo acrobazie come arrampicarsi sopra i muri.

Via Romana della Castagna
In questa via troviamo la Parrocchia della Castagna, sulla facciata c’è una croce con degli attrezzi: questa croce indica gli attrezzi dei mestieri delle corporazioni degli artigiani.
All’interno ci sono dipinti antichi: uno di questi è di Luca Cambiaso, che nel ‘500 dipinse San Rocco e San Sebastiano.

Via Crosini
Il nome della via deriva da crosa. Un tempo vi passavano dei carri con dei mozzi sporgenti che lasciavano dei segni sul muro fino a consumarlo.

Chiesa dei Cappuccini
In questa chiesa ci sono i frati francescani, infatti è molto semplice.
Verso le sei di sera i francescani organizzavano delle cene per i poveri.

Convento suore clausura
Le suore di clausura non possono vedere e incontrare nessuno: infatti, le finestre del convento hanno le sbarre.
All’entrata c’era una ruota in cui veniva messa la spesa con gli alimenti, la ruota veniva fatta girare così le suore potevano prenderla senza vedere in faccia nessuno

Trogoli
All’epoca le persone non potevano lavare i panni in casa e così andavano nei trogoli, in genovese troeggi. Per lavare utilizzavano della sabbia o del carbone.

Una poesia per Quarto  (Giannetti, Zito)

Na pria de Priaruggia (di Alberto Pasolini)

Quande andavo in Argentinn-a
E faxeivo o navegante,
spesse votte me vegniva
de incontrà quarche emigrante

Unn-a vòtta ho conoscio
'na belliscima scignoa,
profummà tutta elegante,
ch'a ma dito con tristessa:
-Oh Senor! Usted zeneize?
Mi de Quarto! Cento pesos
Se o me porta a-o so ritorno
Unn-a pria do mae paise!-
-Unn-a pria pe çentos pesos?
Ca scignoa scià o fa pe rie?
Mi ghe a porto, ma de badda!
E cose dimmo? E vendo prie?-

E coscì ghe son andaeto,
l'atro viagio ch'emmo faeto,
gh'ò portòu 'na pria da maenn-a
ch'ò trovòu in mezo a l'aenn-a
e gh'ò inciso co scopello
quattro righe, un ritornello:
-Son 'na pria de Priaruggia,
raccheuggeita in riva a-o ma
son un tocco da so Zena
che mai ciu scia se scordià-


A scignoa quande a l'ha vista
A s'è streita a o cheu a so pria,
a m'ha daeto un grosso baxo
e a s'è missa a cianxe, adaxo...
Quando andavo in Argentina
E facevo il navigante
molte volte mi capitava
Di incontrare qualche emigrante

Una volta ho conosciuto
una bellissima signora
profumata tutta elegante,
che mi ha detto con tristezza:
-Oh signore, siete genovese?
Io sono di Quarto! Cento pesos
Se mi porta al suo ritorno
Una pietra del mio paese!-
-Una pietra per cento pesos?
Cara signora sta scherzando?
Io gliela porto, ma gratis!
E cosa diciamo? E vendo pietre?-

E così ci sono andato,
l'altro viaggio che ho fatto,
gli ho portato una pietra della spiaggia
che ho trovato in mezzo alla sabbia
e gli ho inciso con uno scalpello
quattro righe e un ritornello:
-Sono una pietra di Priaruggia,
raccolta in riva al mare,
sono un pezzetto della tua Genova
che mai più dimenticherà.
La signora quando l'ha vista
Si è stretta al cuore la sua pietra,
mi ha dato un grosso bacio
e si è messa a piangere, adagio

Il nostro commento

Questa poesia parla di un signore genovese che va in Argentina per lavoro e spesso incontra altri emigranti.
Un giorno incontra una bellissima signora genovese che gli chiede se è zeneize (genovese) lui risponde in modo affermativo e le dice che è di Priaruggia,  lei gli chiede se gli può dare una pietra della spiaggia di Priaruggia in cambio di soldi,  lui risponde di sì ma rifiuta il pagamento.
Il signore le porta la pietra con inciso un ritornello:


Son 'na pria de Priaruggia,
raccheuggeita in riva a-o ma                              
son un tocco da so Zena    
che mai ciu scia se scordià.

Sono una pietra di Priaruggia,
raccolta in riva al mare,
sono un pezzetto della tua Genova
che mai più dimenticherà
finisce che la signora si emoziona e gli dà un bacio.

Questa poesia parla degli emigranti che hanno nostalgia del loro paese natio, come anche la famosissima "Ma se ghe pensu" canzone struggente e bellissima, conosciuta in tutto il mondo. In entrambe, oltre al ricordo, c'è anche il nodo dolente delle sofferenze.
Durante l’ottocento, a partire circa dal 1860 fino alla vigilia della seconda guerra mondiale più di 20 milioni di italiani hanno compiuto la traversata oltre oceano e per tutto questo periodo il porto di Genova, al centro di una Liguria "pioniera" e anticipatrice dell'emigrazione, è stato la prima sede di raccolta e d'imbarco per i "migranti" da tutta Italia: dal 1867 al 1901 il 61% dell'emigrazione nazionale è passata dal porto di  Genova.


Amato Julian, Andacs Stefan, Bia Eleonora, Bilamour Stefano, Bocchi Ilaria, Briata Matteo, Del Bono Elisa, Ferlazzo Elio, Giannetti Pietro, Guidi Elisa, Lusvardi Giada, Marzulli Francesca, Mazzarello Leticia, Minutoli Viola, Murru Leonardo, Oliveri Matteo, Oriotti Luca, Oriotti Sofia, Paccagnella Eleonora, Pozzo Alessandro, Rosina Giacomo, Ruta Giorgia, Schoen Giulio, Valdi Mariasara, Zito Michele. (II B)

2 commenti:

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  2. C'è una svista piuttosto importante: l'Oratorio di Santo Cristo non si trova a Quarto ma bensì a Sestri Ponente e fa parte della parrocchia di San Giovanni Battista di Via Sestri. Stesso nome della chiesa ma ubicazione totalmente diversa.
    Difatti viene citata l'autostrada A10 che invece passa sul ponente cittadino mentre a levante c'è la Genova - Livorno chiamata A12.
    Sarebbe meglio correggere questa svista che pregiudica il buon lavoro svolto dagli autori.
    Grazie

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